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Appunti di Enrico Ragni
La pittura non è uno specchio del vero, ma una espressione aggiunta alla realtà.
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Molte vere opere d'arte restano chiuse al primo contatto per mancanza di simpatia e di fascino decorativo; restano chiuse per aspro carattere, non si pronunciano, sono segrete. Ma con lo studio e con lunga lettura si va oltre l'apparenza e traspare l'intensità espressiva racchiusa in potenza.
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L'interesse di un'opera d'arte non è dato da una piacevole ed esteriore simpatia, ma dal carattere espressivo che sovente è segreto.
La piacevolezza anche di un personaggio è spesso vernice esteriore. L'interesse concreto del mondo viene in sostanza dal carattere: forza vivente di verità espressiva.
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Ad un'opera d'arte non chiedete cosa rappresenta, ma come si presenta; non dite cos'è? Ma com'è! L'opera d'arte ha autentici ordini di qualità e se i mezzi usati per realizzarla non saranno falsi o banali avrà una vitalità al di fuori di un soggetto più o meno rappresentato.
Il vero significato di un'opera d'arte è una sintesi di espressioni riguardanti la composizione formale, il ritmo spaziale in una coerenza poetica con gli elementi colore e forma plasmati mentalmente sui valori dello spirito.
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L'opera d'arte è nemica della cronaca e della fretta, meglio aspettare che il tutto si decanti.
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In ogni opera d'arte è essenziale trovare la misura del creatore e non la veste dell'autore.
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La tendenza artistica valida nel tempo è quella che maggiormente innova lo spirito creativo dell'uomo.
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L'arte è evidentemente soffocata in Russia, ma è sicuramente sepolta - e forse per sempre - dalla chiesa.
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Lo spazio dell'arte è uno spazio creato, è pura emozione mutevole e non ha nulla di razionale.
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Il pigmento del colore lo si può tradurre in tinta, in tono, in pittura materica o in canto o meglio in luce.
L'antica civiltà (eccezioni escluse fino al '500) usa il colore come tinta, i veneziani come tono, i moderni come colore ed i contemporanei invece come luce o canto materico.
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Tutti i colori possono dare lo stesso potere di caldo o pacato, di freddo o sbalzante, di fremito o larvato, di umidore o di trasparenze accese e in più di plasticità, di spazialità afone.
Picasso finito il tubo del blu mentre dipinge l'acqua, continua col rosso.
Il colore allo stato fisico ha però nette caratteristiche: il bianco dilata, un rosso riempie, un nero buca. Un artista usando il rosso può dare la netta sensazione del bianco luce o del freddo umido. «Datemi il fango e vi farò la carne» diceva Delacroix!
Ci sono pittori che usano trenta colori senza ottenere un canto, altri ne usano soltanto uno ottenendolo, come la corda di Paganini.
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Generalmente nell'abbozzo il dipinto sprigiona una piacevolezza pittorica; i pochi segni freschi e la macchia cromatica proiettano un fascino decorativo: la linea è sciolta, la forma vive un'astrazione labile ed indicata; con l'elaborazione, la limatura costante di ogni elemento, cresce e sostanzia il corpo, fino a smaterializzarsi in luce, in sottile poesia.
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I titoli sui dipinti altro non sono che una menzogna poetica tesa a risvegliare una capacità di fantasticare.
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Un vero artista plasma la materia aderente al suo linguaggio.
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L'artista più si accentra nel mondo, donando tutto se stesso nella sua opera, più perde fascino esteriore. Diffidate dunque da chi «veste» d'artista nella vita, sarà sicuramente un vuoto creatore.
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L'artista, il poeta, vive la vita e cerca sempre sé stesso nel realizzarla. Egli tende a possedere l'immagine della forma e l'incanto della luce, dello spazio o il mistero dell'ombra.
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La poesia deve vibrare di accenti espressivi; se descrive o illustra non è certamente poesia.
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Sin dalla nascita portiamo in dote una carica vitale d'istinto, che genera espressioni genuine e primarie: si vedano le grafie formali dei fanciulli e certe loro definizioni verbali spiritose.
Per acquisire maturità di coscienza e tanto meglio creatività, il cammino è lungo e necessita singolare sforzo accoppiato ad altra attiva facoltà: l'intelligenza.
Istinto ed intelligenza potenziate da un'applicazione costante sono energie vitali per la formazione della personalità; ed occorre una vita più o meno estesa per la singolare crescita!
La visione del mondo dev'essere sempre primordiale e sensibile, senza scivolare mai sul facile binario dell'imparaticcio o sul cammino ripetitivo di altri autori. Basterebbe procedere sul percorso iniziale del fanciullo (istinto) e potenziare l'intelligenza con stretto studio, senza lasciarsi deviare da virtuosismi culturali o peggio ancora franare superficialmente in ripetute e banali imitazioni.
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Vorrei dire essenziali cose, toglierle dal vertice dei valori, dal cielo, come fossi all'ultima parola dell'esistenza.
Esisto pienamente ed è per ciò che trovo interesse all'evolversi delle mie espressioni e sovente trovo un ordine nuovo che arricchisce e potenzia la mia coscienza.
Quanti bravi personaggi attorno a noi: Tizio eccelle in arte, Caio in scienza o in tecnica. Quelli che sconfinano dalle virtù alle abitudini, al compiacimento o peggio ancora alla disinvoltura scadono nell'effimero senza alcuna autenticità. Quando nel poeta o nel pittore prevale la tecnica scade l'arte. E allora il mistificatore (l'imbroglione) è merce scarsa che si autodistrugge in breve durata.
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Iniziai l'opera pittorica spinto dalla passione a possedere una visione obiettiva della natura, passando poi per gradi ad una costruzione non priva di stile (cubismo) dettatami da correnti artistiche esistenti. Nell'opera attuale cerco una immagine mentale spaziata sulla forma-colore-luce in un processo di creatività.
Per esternare sentimenti in materia d'arte sostanziata di stile corre spesso una vita.
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Come pittore mi prendo delle tribolazioni che affronto poiché l'incontentabilità in arte la ritengo una buona leva costruttiva. Con ciò non intendo dichiarare di intravedere già nel mio presente operare chiare soluzioni, anzi sto bestemmiando. La volontà ha scatti e la tensione si scioglie poi in abbandoni, in compiacimenti che scarto. L'inconscio mi dà pure effimero appagamento che poi rifiuto. Insomma come sempre mi agito responsabile, per trovare un equilibrio, una chiarezza e sono avido di ricche tematiche pittoriche spaziate a ritmo a vantaggio di una drammatica o di una accentuata poetica. Ma per ora tutto ciò mi stordisce e mi gira nella mente, ma è anche proponimento, programma! Quello che è certo per ora ritornerò colorato.
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Le mie immagini formali e pittoriche affiorano da emozioni e da remote espressioni della fanciullezza.
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Mi impegno nella ricerca della linea-segno, della forma immagine e soprattutto del colore-luce vibrato in molteplici espressioni.
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Il nero acidulo delle giornate non ha ancora corroso la corda dei miei slanci, non ha tuttora inciso la croce triste sulla mia pupilla.
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Sull'Etna ho trovato ginestre giallo limone su colate laviche ferrigne e un'aria pura e sottile. A Vulcano le fumarole di zolfo affioranti il mare e caricare l'aria pregna e densa di odori chimici impensati. A Stromboli ho scoperto spiagge nero-fumo e un verde aspro con case bianche abbandonate su lava pietrificata.
Sul cratere del vulcano sono stato di notte, impietrito dallo spettacolo di tre voragini di fuoco. Lassù, sprofondato nella cenere per ripararmi da un'aria tagliente, ho passato attimi a ripetizione di sudori freddi e vampate di fuoco con pizzichi d'eterno! I boati sordi interni dei crateri mi stordivano e gli infiniti bagliori dei lapilli scoppiettanti mi affascinavano d'incanti.
Prima che il sole sorgesse mi sono calato per la sciara di cenere, scivolando in un polverone tra rovi e canne; nero e denudato dagli strappi, finii poi per tuffarmi nel mare, a mollo.
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Ho passato notti sui crateri vulcanici per sapere, ho vagato centinaia di ore sui fondali del mare e più volte ho avvertito distinto l'eterno dall'effimero, la gioia dalla noia, l'autenticità di un'espressione dall'artefatto, dalla finzione. Con l'esaltazione, col pericolo e con la paura ho trovato inoltre la mia coscienza proiettata a cercare i valori che ogni uomo porta in dote. Andremo sulla luna, la macchina sarà il vestito abitudinario dell'uomo, domineranno i negri o i gialli, ma i valori umani resteranno sempre tali. Amore, onestà, poesia, potenziamento della personalità e conquista della vita spirituale daranno serenità e pace all'essere.
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L'impressione prima avuta da bimbo in vista del mare è stata candida ed ingenua: m'è apparso come un nastro azzurro proiettato in costa senza prospettiva e corpo. Al primo bagno stupito rilevai lo spessore dell'acqua e osservai incantato l'orizzontalità. Più avanti, di ritorno dalla Grecia in centro mare fronte Corfù, l'ho persino trovato plastico: ondate di avallamenti plasmavano l'acqua in una notte di piombo, fuse in volumi e vortici come valli e montagne. "Il mare è u mare" dicono i pescatori. Ogni giorno ha un volto nuovo e ad ogni movenza si rinnova: da placato e sensuale si gonfia. Ho rilevato il mare tenero liscio come seta, aspro, increspato ed iroso nel suo moto.
Il mare respira, pulsa ed ansima nel moto dell'onda ed il suo colore cangia o placa nei toni più acri e corposi. Traspare come pupilla o pesa materico polveroso. Ha toni acri senza corpo o verdi blu vitrei o gialli sabbiosi su bruni placati e sordi.
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Partecipo interessato ad una luce viva, ricca e spaziata di echi.
Un vecchio muro mi proietta ai novelli ricordi.
Non amo i suoni dolciastri, gradisco le vibrazioni sottili ed acute, i colori-luce trasparenti, vividi come quelli riverberati sulle coste dei cristalli e mi affascinano in esaltante stordimento come i piani del sub-acqueo.
La luna pur pesta dall'uomo non diventa paesaggio, intensifica semmai l'incanto del tempo in uno scorcio di spazio.
Se nei 50 anni riuscissi a ritrovarmi ogni giorno potrei dire di aver vissuto il tempo pieno, se poi arrivassi a ritrovarmi ogni ora , la moltiplica spazio andrebbe all'ennesima potenza.
Solo la poesia può arrivare a turbare gli spazi eterni, la scienza mai!
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La conquista in campo spirituale è sempre sforzo e lotta ed ecco la ragione di combattere la faciloneria, la furbizia, la disinvolta arroganza.
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Sovente la notte resto in colloquio con la morte ma all'indomani la vita si moltiplica primaria e carica di credo.
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La verità cosciente del fugace passaggio è una: spaziare un giorno per poi morire nell'eterno.
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